venerdì 8 gennaio 2010
Le perle nere dei Joy Division
Mai fidarsi della prima impressione. E' un suggerimento semplice, forse un po' scontato, ma credo sia fondamentale, in tutti gli ambiti della vita di una persona. Stimola il dubbio, la curiosità, lo spirito critico, scacciando il rischio, sempre presente, della superficialità.
Questa regola vale anche nella musica, soprattutto per quella musica che vuole essere qualcosa di più di un ritornello da canticchiare sotto la doccia. Quasi tutte le canzoni che passano in radio hanno unicamente questo obiettivo. Sono gradevoli, con un ritornello il più possibile orecchiabile ed appiccicoso, fatto apposta per essere accattivante sin dal primo ascolto. Non c'è nulla di male in tutto questo, ma quasi sempre quella musica invecchia rapidamente, bastano pochi ascolti a farci perdere ogni interesse nei suoi confronti, a renderla addirittura fastidiosa, in alcuni casi.
La musica dei Joy Division non rientra sicuramente in questa categoria. Questo quartetto di ragazzi inglesi, formatosi alla fine degli anni '70 dopo un concerto dei Sex Pistols, è vissuto poco più di due anni, riuscendo a pubblicare due soli album, Unknown Pleasures e Closer, considerati capolavori assoluti da tutta la critica musicale. Quando li ascoltai la prima volta, però, non ci trovai niente di speciale, anzi. La voce greve e sgraziata del leader Ian Curtis è sorretta da un suono spigoloso, aspro, convulso. Ritenni che la prima impressione, non propriamente positiva, mi bastasse, per cui i due album rimasero a prendere polvere in un angolo dell'hard disk per molto tempo.
E' stato un film a farmi cambiare idea. Control, di Anton Corbijn, racconta la vita di Ian Curtis, la cui tragica vicenda umana ha influito enormemente sulla musica dei Joy Division. Soffriva di epilessia, su cui sentiva di non possedere il controllo, nonostante l'enorme quantità di farmaci assunta. Durante i concerti si agitava come un indemoniato, per esorcizzare l'arrivo, sempre imprevedibile, delle crisi. Il suo malessere era profondo, inesorabile, incomprensibile per le persone che gli erano vicine, che tentavano di farlo uscire dall'abisso. Il suicidio di Ian, avvenuto a 24 anni non ancora compiuti, era l'unico epilogo possibile della sua inarrestabile discesa. Ho ripreso in mano i dischi dopo aver guardato il film, e solo allora ho scoperto la loro oscura bellezza. Ho sentito la tristezza di quel ragazzo magro, che macinava una sigaretta dopo l'altra, e allo stesso tempo ho sentito la rassegnazione per un destino ormai ineluttabile. La sua voce non può essere diversa da quella che è, il suono non può essere diverso da quello che è. In questo senso i Joy Division inventano un suono irripetibile, perfetto nella sua imperfezione. In questo senso la musica dei Joy Division è vera Arte, riuscendo a distillare in una manciata di canzoni la tenebra più profonda in cui un uomo possa precipitare.
Ascoltare i Joy Division può essere doloroso, ma alla fine del viaggio, da Disorder fino a Decades, è impossibile non essere grati a Ian, per averci resi partecipi della sua sofferenza, regalandoci due immense opere d'arte, perle nere di una bellezza abbacinante.
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Ho letto il post, ascoltato qualcosa: il primo ascolto non mi ha impressionato particolarmente...ritornerò ad ascoltarli!
RispondiEliminaAnche il mio primo ascolto ha avuto lo stesso effetto, ma dopo aver letto qualcosa della vita di Ian Curtis, e dopo aver visto il film (che ti consiglio vivamente), ho visto tutto sotto un'altra luce. Alcune canzoni (New Dawn Fades, 24 Hours, The Eternal) fanno davvero rabbrividire, sono il testamento di un ragazzo che già sapeva quale sarebbe stata la sua sorte. Adesso faccio davvero fatica a levare questi due dischi dal mio lettore mp3...
RispondiEliminaLe cose più belle da apprezzare, sono quelle che, ad un primo acchitto non ci piacciono o non ci suscitano grandi emozioni. Si scoprono col tempo. Io ad esempio, quando ascoltai per la prima volta 'Fear of the dark' pensai 'ma che è sto schifo? Tutto baccano'. Ora non posso farte a meno dei Maiden.
RispondiEliminaComplimenti per il post, i Joy erano fortissimi, sono fortissimi.
Alter Ego, hai perfettamente ragione (e grazie per i complimenti, fanno sempre piacere).
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