mercoledì 16 febbraio 2011

Lo rimpiangeremo

C'era una volta una cosa con un potere immenso. Era un appuntamento fisso, inesorabile, da cui non si poteva scappare. Era argomento delle pause pranzo, delle cene, delle serate con gli amici, delle telefonate. Nei giorni che lo precedevano, poi, l'attesa diventava febbrile, spasmodica: si moltiplicavano i talk show che svisceravano il dettaglio più insignificante, illustri sconosciuti battibeccavano con l'unico scopo prefissato di far passare il tempo. La febbre proseguiva con vigore ancora maggiore dopo il suo svolgimento: l'Italia si divideva e litigava sul responso finale per qualche giorno, prima di tornare a sonnecchiare. Erano momenti strani, ma in qualche modo coinvolgevano tutti, anche i più ritrosi, ed era proprio questo il bello. Tutti prendevano una posizione, e anche una non-posizione era una scelta. Sembrerà strano, ma quelli erano i giorni in cui la democrazia viveva e pulsava maggiormente.
Col tempo, però, la formula che aveva funzionato per tanti anni iniziò a logorarsi. La gente, anno dopo anno, iniziò a disinteressarsi di quell'evento un tempo tanto atteso. La direzione aveva apportato delle modifiche al regolamento che sembravano conferire un peso ancora maggiore alla voce del popolo, e inizialmente la gente ci credeva. Gli anni poi rivelarono la reale natura di quelle regole, che di fatto esautoravano il pubblico dal suo ruolo: a vincere erano sempre i soliti, grazie al supporto di una pubblicità e un'informazione pervasiva, martellante, che non lasciava spazio ai pensieri, e i soliti non erano i migliori: erano pupazzi dalla voce stridula, ignoranti e arroganti, gente che non aveva combinato nulla di buono. Gente che sarebbe sparita al primo soffio di vento. La formula invecchiò, ma lo fece lentamente: ci vollero decenni prima che il popolo mangiasse la foglia, e capisse l'inganno che lo teneva immobilizzato da troppo tempo. E fu quello il momento decisivo, perché sarebbe bastato poco per dare un corso diverso alla storia: il popolo si disinteressò, voltò la testa dall'altra parte e smise di guardare. Avrebbe potuto ribellarsi, tentare di cambiare quella formula, tanto consunta quanto fondamentale per dare, almeno per qualche tempo, una parvenza di risveglio, di interesse, di unione, e invece non accadde nulla. Un giorno qualcuno decise che quell'evento secolare non aveva più senso di esistere e lo spense con una scrollata di spalle, nell'indifferenza generale. Tanto non serviva a niente, si diceva per strada. Lo dicevo anch'io, e lo dicevo da tanto tempo, ma ora più nessuno mi contraddiceva.
A distanza di tanti anni ho cambiato idea. Bisogna imparare dai propri errori e io credo di aver imparato: il giorno delle elezioni non è mai inutile, e non è mai troppo tardi per tornare indietro. L'importante è guardarsi alle spalle e comprendere gli sbagli commessi.
Chissà se impareremo a farlo, un giorno.

11 commenti:

  1. E io che credevo parlassi del televoto.
    Ma già, ormai non fa più differenza.
    E poi quello non sparirà mai.

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  2. Eh... Sperando che si abbia l'opportunità ancora!

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  3. Io credevo che parlassi del festival di sto cazz

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  4. XXX:D ve possino! basta con questo festivaaaaaaaaaal! Lasciate che Alessandro parli di altro! ecchecz! :)
    @ AleCava: io sto già piangendo di commozione per quel giorno!

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  5. parole sante le tue, ma permettimi soprattutto di quotare petrolio... anzi ne approfitto per annunciare lo sciopero dei commenti per tutti quei post che parleranno di sanr***: niente contro chi decide con suo pieno diritto di parlarne (magari male, preferibilmente...), ma 'sta banale baracconata nazionalpopolare è una delle tante cose che mi fanno vergognare di essere italiano...

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  6. Ma l'uva bisogna saperla raccogliere ...

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  7. e speriamo anche di continuare a parlarne di elezioni.

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  8. Questa cosa succederà in Italia. Sono sicuro. Tra 300 anni.

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  9. Le elezioni sono una"libera scelta" solo per pochi illuminati.
    La gran parte vota perhè crede che tizio sia bravo, che caio aggiusterà le cose che non vanno e sempronio manterrà le promesse.
    Poi ci si accorge che qualcosa non ha funzionato. Quelli che hai votato sono lì a rubare, a spartirsi favori e raccomandazioni.
    Credo che da una parte il livello di immaturità (ignoranza) popolare e dall'altra il sistema elettorale porteranno inevitabilmente ad una ulteriore semplificazione: i politici si voteranno da soli. E così la faremo finita.
    La storia insegna. Vedi Tunisia, Egitto, Libia etc.Quando se ne accorgono (di aver votato male) è troppo tardi. Se tutto va bene vengono presi a manganellate. Altrimenti li chiudono da qualche parte e li fanno sparire.
    Bel post.
    Spero sia motivo di riflessione per tanti.
    Ciao.

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  10. ho perso fiducia nella classe politica, nell'italiano, e anche in me stesso per tutte le volte che ho creduto alle parole di un comizio.

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  11. Davvero un ottimo pezzo, complimenti. Ispirato come pochi che ho letto sul medesimo argomento!
    Io credo che il tuo ragionamento sia stato fatto da molti.
    Credo che il risveglio ci sia e sia palpabile.
    Credo che quel 40% che non risponde ai sondaggi lo fa perché sa che Berlusconi impera su quelli.
    Credo che i milioni di persone in piazza siano un segno di non ritorno, la fine di un'epoca.
    Credo che le elezioni siano vicine e che Berlusconi ora le tema più della magistratura.
    Per questo credo che farà di tutto sia per non farsi processare, sia per rimandarle all'infinito.
    Credo, insomma, che siamo prossimi ad una emergenza democratica di proporzioni inusitate.

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