sabato 26 febbraio 2011

È tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci

«La scuola della Repubblica, la scuola dello Stato, non è la scuola di una filosofia, di una religione, di un partito, di una setta. Quindi, perché le scuole private sorgendo possano essere un bene e non un pericolo, occorre: (1) che lo Stato le sorvegli e le controlli e che sia neutrale, imparziale tra esse. Che non favorisca un gruppo di scuole private a danno di altre. (2) Che le scuole private corrispondano a certi requisiti minimi di serietà di organizzazione. Solamente in questo modo e in altri più precisi, che tra poco dirò, si può avere il vantaggio della coesistenza della scuola pubblica con la scuola privata. La gara cioè tra le scuole statali e le private. Che si stabilisca una gara tra le scuole pubbliche e le scuole private, in modo che lo Stato da queste scuole private che sorgono, e che eventualmente possono portare idee e realizzazioni che finora nelle scuole pubbliche non c’erano, si senta stimolato a far meglio, a rendere, se mi sia permessa l’espressione, “più ottime” le proprie scuole. Stimolo dunque deve essere la scuola privata allo Stato, non motivo di abdicazione. Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito. Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la scuola privata non è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito. Ma c’è un’altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime. Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private.
Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna di­scutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: (1) ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. (2) Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. (3) Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico! Quest’ultimo è il metodo più pericoloso. È la fase più pericolosa di tutta l’operazione [...]. Questo dunque è il punto, è il punto più pericoloso del metodo. Denaro di tutti i cittadini, di tutti i contribuenti, di tutti i credenti nelle diverse religioni, di tutti gli appartenenti ai diversi partiti, che invece viene destinato ad alimentare le scuole di una sola religione, di una sola setta, di un solo partito [...]
».

Piero Calamandrei, 11 febbraio 1950


Piero, che dire? Non è più un'ipotesi teorica. Ci siamo arrivati.

8 commenti:

  1. Come si potrebbe darti torto?
    Hai descritto perfettamente la strategia che c'è dietro alla privatizzazione delle scuole.
    E' uno schemino tanto elementare quanto funzionale: ti rovino la scuola pubblica mandandola in malora e così giustifico la scuola privata con tanti soldi pubblci regalati agli amici degli amici.
    E mentre il "sapere" sparisce, i titoli di studio sono sempre più "acquistati" che conseguiti.
    Basta pagare!

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  2. "cuochi di bassa cucina" una elementare ricetta della falsa dieta mediterranea che manderà al diavolo varietà e molteplicità caratteristiche della scuola pubblica in nome del totalitarismo culturale tipico del privato danaroso... siamo già a un buon punto di cottura. :(

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  3. Ho appena visto sulla prima pagina di un giornale che secondo il Peto coi Tacchi "la scuola pubblica educa male i giovani"!!!!! (certo che ne ha, di coraggio...)
    Ma forse è vero, forse ha ragione: li educa male perché spende troppi soldi in insegnanti di religione, porcod**!!!!!!!!

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  4. Le dichiarazioni dell'imperatore sonmo vergognose come lo d'altra parte quelli che ancora lo seguono...
    un saluto ale

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  5. Sono state numerose negli ultimi tempi le occasioni per tirare fuori questo discorso di Calamandrei.
    Anche se, in verità, a me più che l'intervento di B (che ha infine detto con parole esplicite quello che pensava e stava facendo da anni) ha fatto quasi più impressione la risposta di una persona che per molti italiani rappresenta l'alternativa a questo regime: Nichi Vendola, che ha spiegato che "il Paese deve investire nella scuola perchè è il cuore della crescita economica".
    B è pericoloso, ma dovrebbe essere altrettanto allarmante non riuscire a controbattere e a difendersi senza scivolare più o meno consapevolmente nella sua stesa logica.

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  6. Troppi storditi in questo paese. E sarei ben lieto di essere presto smentito da una poderosa reazione popolare, a cominciare dalla/e preannunciata/e raccolta/e di firme contrarie.

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Rispettate le regole del buonsenso e della civiltà, e una firma non guasta mai. Nascondersi dietro ad un "anonimo" è solo un modo per non prendersi la responsabilità di ciò che si dice.