Ieri sera, a Che tempo che fa, don Andrea Gallo ha sfoggiato la sua spiritualità gioiosa, totalmente aperta all'altro, libera dai dogmatismi che deturpano da secoli la Chiesa ufficiale, trasformandola in uno squallido partito politico lontanissimo dai valori che va predicando. Don Gallo si muove disinvolto nei quartieri più malfamati di Genova, passeggia senza problemi in Via del Campo. Parla con drogati e prostitute, parla e si fa ascoltare, se non amare. La Chiesa dovrebbe proteggere, valorizzare un uomo come lui, che riesce a portare il Vangelo dove non sembra esserci alcuna speranza, ed invece lo boicotta. Don Gallo viene semplicemente sopportato dai suoi superiori, che vedono in lui solamente un elemento di disturbo. Credo che siano in molti, all'interno della casta ecclesiastica, a volere la sua scomunica, ma un'azione del genere farebbe davvero troppo rumore.
Le parole di don Gallo mi hanno riempito il cuore di gioia e speranza, ma anche di tanta tristezza, perché purtroppo la Chiesa stessa, la cui influenza sulla società italiana e sui suoi centri di potere è immensa, fa di tutto per annullare personaggi come lui. Alla Chiesa non conviene sostenere chi si sporca le mani per trasformare il Vangelo in realtà, come fanno don Gallo e tantissimi sacerdoti, missionari, suore, laici credenti sparsi per il mondo. Alla Chiesa conviene stare buona, non pestare troppi piedi, battere le strade più semplici per aizzare le coscienze: aborto, eutanasia, omosessualità e famiglia, a ripetizione, mentre quando si tratta di parlare di povertà, di accoglienza, di amore, le parole sono le più banali e le più vuote possibili. Alla Chiesa conviene difendere personaggi medievali come la signora Binetti (da oggi Udc, Dio sia lodato), per continuare a succhiare favori che la politica concede volentieri, in cambio di voti. Se il tessuto sociale si sta sfaldando giorno dopo giorno, la colpa è anche del continuo indottrinamento che le gerarchie ecclesiastiche praticano a tutti i livelli, nei confronti dei governi e della società civile.
Ieri sera Don Gallo, parlando di tutti gli epiteti affibiatigli in tono dispregiativo (chierico rosso, prete dei tossici, eccetera eccetera), ha citato una frase pronunciata dal vescovo delle favelas Dom Hélder Câmara: "Quando davo da mangiare ai poveri, mi chiamavano santo. Quando chiedevo come mai i poveri non avevano da mangiare, mi chiamavano comunista". Forse non serve nient'altro, per descrivere alla perfezione la Chiesa Cattolica di oggi.
Ciao Ale!
RispondiEliminaL'ho visto anche io e... beh sai cosa ho pensato?
ad un certo punto ha raccontato l'aneddoto, ora non ricordo di chi se era un ecclesiastico o meno, ma l'aneddoto che raccontato Don Gallo era che questo tizio gli disse: "Tu non diventerai mai Papa, .. perché te lo immagini un papa che sia chiama PAPA GALLO ????"
ebbene dopo una bella risata mi sono detta: questo uomo non potrebbe mai essere papa non per nome ma perché con il suo modo di vedere le cose cosí simile a come le vedeva Gesú Cristo, durerebbe solo pochi giorni al Vaticano...
questa é una ulteriore ragione per cui io non riconosco il mondo della chiesa
Gente come lui dovrebbe condurre una crociata contro la chiesa.
RispondiEliminaLa chiesa, i vescovi e tutti i benpensanti bencattolici non vedono di buon occhio uno come don gallo perché fa quello che loro non hanno mai fatto nella vita e che dicono di fare... chiedendo anche soldi tra parentesti!
RispondiEliminasaluti
per fortuna di quei poveracci di preti impegnati ce ne sono oggigiorno !
RispondiEliminaAnch'io ho ascoltato l'intervento di Don Gallo (che non avevo mai visto). Lo apprezzo da ateo quale sono, perchè è un uomo normale, che vive per i disagiati, i poveri, gli sfruttati. L'esatto contrario dello sfarzo e della propaganda Vaticanista.
RispondiEliminaUomini così non sono mai stati apprezzati dalla chiesa, eppure sono loro l'essenza più pura della chiesa stessa.