lunedì 2 novembre 2009

L'Italia va in onda in prima serata (su Canale 5, il lunedì)

Immaginiamo che un alieno atterri in Italia, un alieno che voglia laurearsi in sociologia nel suo pianeta natale. Immaginiamo che questo alieno abbia deciso di scrivere una tesi sulla società italiana. Certamente inizierà a documentarsi, a leggere dotti articoli a destra e a manca, a intervistare persone di tutte le età e di tutti i ceti - sempre che la gente accetti di farsi avvicinare da un orrido extracomunitario dal colorito olivastro. Sicuramente chiederà consigli ai terrestri, perché l'argomento è complesso, il rischio di trattarlo in maniera riduttiva e superficiale è forte, e sicuramente riceverà il consiglio di leggere svariati quotidiani e guardare molta televisione.
Ecco, la televisione. Il problema è che l'alieno potrebbe impazzire, seguendo questo consiglio. Proviamo a pensare il povero extraterrestre davanti ad una puntata di un talk-show, uno qualsiasi, con in mano un taccuino o qualche misterioso aggeggio tecnologico per prendere appunti. Sembra di vederlo, mentre cerca di trovare un senso nei battibecchi che sono il pane quotidiano di Porta a Porta, Ballarò, Anno Zero. Sarebbe dura anche con sei mani e dieci occhi (e due cervelli, magari). L'alieno sarebbe molto, molto tentato di lasciar perdere la televisione (e sarebbe da capire, sul serio).
Io gli darei un solo consiglio: lascia perdere tutta quella roba. Se vuoi capire la società italiana, basta un unico programma, basta mettere sul cinque il lunedì sera.
Ebbene sì, il famigerato Grande Fratello! Il programma più amato e odiato della televisione, il reality che in Italia macina l'Auditel anno dopo anno, fregandosene del resto del mondo, dove chiude i battenti per penuria di telespettatori. Ormai giunto alla decima edizione, il GF quest'anno va in onda in formato extra-large: cinque mesi di durata, una casa immensa, e naturalmente una marea di concorrenti, di una varietà strepitosa. Uno strabiliante campionario di umanità italiana: ricchi e poveri, etero, gay, trans, genitori di figli Down, imprenditori, disoccupati, sposati. C'è proprio tutta l'Italia, dentro quella casa, perché l'Italia, in fondo, è quella casa.
Qualcuno dirà che il GF è solo ed esclusivamente uno show, costruito da cima a fondo, con sorrisi e lacrime abilmente pilotati, e per questo motivo non può essere considerato uno specchio fedele della società italiana. Invece è proprio questo il punto: l'Italia è uno show, l'Italia vera, intendo, ed è questo l'aspetto raccapricciante della questione. Dall'alto verso il basso, la vita del paese si è svuotata, la coscienza civile si è svuotata. Il Parlamento è il Grande Fratello istituzionalizzato, un luogo svuotato di ogni contenuto, e così pressoché tutta la politica italiana. L'informazione idem: uno spettacolo manovrato alla fine dei conti da una sola persona, un'arma da usare contro il nemico, qualunque esso sia. Scendendo troviamo la società civile, la società che dovrebbe opporsi, che dovrebbe reagire, e che invece accetta passivamente di partecipare a questo show, ne accetta anche le regole più sporche, regole che ormai sono al di sopra della legge. Si accetta ogni compromesso, ogni mercificazione, per non rimanere schiacciati, per non essere sfigati, per avere successo nella vita. Valori come il rispetto della legge e il lavoro onesto sono merce sempre più rara.
So di dare un'immagine desolante del nostro paese, ma ho paura di non essere lontano dalla verità. Vorrei tanto non avere ragione, vorrei tanto credere che qualcosa cambierà, ma sono pessimista. So che ci sono altri che la pensano come me, altri che ogni giorno si indignano, si incazzano, difendono con gli artigli i loro valori e la loro idea di un'Italia migliore, ma evidentemente non bastiamo, o la nostra voce è ancora troppo bassa.
L'importante è non mollare mai. La speranza è ridotta al lumicino, ma smettere di soffiarci sopra, di alimentarla, sarebbe un delitto imperdonabile.

1 commento:

Rispettate le regole del buonsenso e della civiltà, e una firma non guasta mai. Nascondersi dietro ad un "anonimo" è solo un modo per non prendersi la responsabilità di ciò che si dice.