giovedì 26 novembre 2009
In Rainbows e altro
I dischi dei Radiohead provocano sempre un grande scompiglio negli ambienti musicali, e questo In Rainbows, uscito nel 2007, non fa eccezione, anzi. A suscitare scalpore e curiosità, all'epoca, fu la notizia che il gruppo decise di mollare la casa discografica e pubblicare il disco in rete, ancor prima che nei negozi. E come se non bastasse, il gruppo inglese non stabilì nessun prezzo, lasciando agli acquirenti la possibilità di pagare la cifra che ritenessero più giusta, o di non pagare nulla. Questa mossa scatenò il Web: molti pensarono subito ad un astuto stratagemma per far parlare di sé e del disco; altri la ritennero un'idea geniale, da cui l'industria discografica avrebbe dovuto prendere spunto, in un'epoca in cui la ormai stragrande maggioranza della musica viene condivisa illegalmente su Internet. Chi ha avuto ragione, alla fine?
A due anni di distanza è possibile rispondere che, come sempre, hanno avuto ragione i Radiohead, un gruppo che è sempre sfuggito ad ogni regola di mercato. Perché in tutta questa discussione, molto vivace ma un po' sterile, non è ancora emersa la questione più importante: ma il disco com'è? Io rispondo che, due anni dopo, In Rainbows ha il posto fisso nel mio lettore mp3, perché è meraviglioso. I Radiohaed hanno creato l'ennesimo capolavoro, tirando le somme della loro incredibile carriera con una lucidità e un'ispirazione impressionanti. C'è tutto, in questo disco: sperimentazione, melodia, compattezza, varietà, e soprattutto tanta, tantissima emozione. Ascoltatevi Nude o Reckoner, tanto per citare un paio di tracce, e vi sfido a non provare un brivido, se siete amanti della musica. Questo disco è Arte allo stato più puro.
Pare che i Radiohead abbiano guadagnato parecchio, con questo disco. Hanno dichiarato di aver ricevuto un'offerta media di 5 sterline a download. Un successo, considerando l'opportunità di scaricare il disco gratis, in modo del tutto legale. Per quanto mi riguarda, me lo sono comprato.
Ma a cosa serve tutto questo discorso? Perché parlare di un disco discusso e recensito infinite volte? Perché qualche giorno fa ho letto una notizia divertente: pare che i pirati musicali siano anche i maggiori clienti dei negozi musicali online, come a dire che il download illegale favorisce, paradossalmente, quello legale. La spiegazione di questa apparente assurdità è una sola, e le case discografiche non l'hanno ancora capita: la qualità, in rete, paga sempre, in un modo o nell'altro. Chi ama e apprezza la bella musica è sempre disposto a pagare, se quello che ascolta gli piace. Se ascolto un disco che mi fa impazzire, invariabilmente me lo compro, e sempre più spesso lo acquisto tramite iTunes, perché costa meno e perché il disco in questione, quasi sempre, è pressoché irreperibile. Pensavo di essere l'unico cretino a fare così, ed invece pare che siano in molti, a fare come me. Cosa sono 10 euro, per un disco che mi accompagnerà tutta la vita?
I discografici, al contrario dei Radiohead, non hanno ancora capito questo semplice concetto. Per loro la musica è un prodotto che deve vendere il più possibile, e per farlo usano ogni mezzo: martellamenti radiofonici, jingle pubblicitari ossessivi, negozi invasi da centinaia di copie di un unico disco. E chi se ne frega se fa schifo, e chi se ne frega se chi lo compra lo ascolta due volte prima di dimenticarsene. L'importante è venderlo. Punto.
Ieri sera Morgan, a X-Factor, ha fatto una delle sue sfuriate contro le case discografiche, e aveva ragione da vendere: come fai a non incazzarti, quando senti una voce incredibile, come quella di Marco, costretta a cantare un'emerita ciofeca? In rete queste cose con capitano. In rete i cantanti fanno quello che vogliono, lo diffondono e se sono bravi, la rete li ricambia. Gli Arcade Fire sono nati e cresciuti in rete, ed ora devi sgomitare, per trovare posto ad un loro concerto. La rete ha questo potere immenso, che se venisse usato bene, potrebbe cambiare tutto, non solo la musica. Sono convinto che la rete sia l'unico strumento che potrebbe portare realmente ad un mondo migliore.
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Le case discografiche si opporranno sempre al diritto di scaricare musica. Lo dovrebbero capire i musicisti, soprattutto quelli che vanno a fare gli appelli contro la "pirateria" non capendo che a loro conviene, è alle case discografiche che non conviene. Conviene soprattutto agli artisti emergenti, perché hanno modo di farsi conoscere molto meglio.
RispondiEliminaHai perfettamente ragione. Molti artisti hanno capito l'immensa potenzialità della rete, oltre ai Radiohead. I Nine Inch Nails, per esempio, hanno pubblicato da poco un disco totalmente gratuito, e credo che sempre più musicisti seguiranno il loro esempio...
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