martedì 16 giugno 2009

Chi è costui?


Si chiama Patrick Wolf ed è un giovane cantautore inglese. Ha una certa fama tra i critici musicali e gli internauti, ma al grande pubblico è praticamente sconosciuto. Mi fa sempre sorridere l'enorme discrepanza che c'è tra l'opinione dei "piani alti" della musica - quelli che "ci capiscono", almeno a loro dire -, e quello che pensa invece la "plebe", il popolo che ascolta la radio e guardava il Festivalbar. Quasi invariabilmente la musica più amata è quella più osteggiata dai critici, a volte a ragione, a volte a torto. Non capirò mai come si possa considerare un capolavoro un disco come Halber Mensch, che sarà pieno di significati reconditi e inquietanti, ma è veramente inascoltabile, per quanto mi riguarda. Allo stesso modo non riesco a capacitarmi che a dominare le classifiche siano Alessandra Amoroso, Marco Carta e compagnia bella. Le loro belle voci intonano canzoni usa & getta: gradevoli e prevedibili, fatte apposta per consumarsi nel giro di qualche ascolto. Non sono talenti, ma semplici prodotti musicali.
Per questo motivo voglio fare un po' di propaganda a questo Patrick Wolf. Il suo ultimo disco, The Bachelor, ha ricevuto recensioni entusiastiche su internet. Ho provato ad ascoltarlo senza troppa convinzione, ma ero curioso. Più o meno a metà disco ho deciso di acquistarlo su iTunes. Era l'unico modo per dire "grazie" ad un artista, semi-sconosciuto e irreperibile nella maggior parte dei negozi musicali, per aver pubblicato un disco così bello.
Allora parliamo, di questo The Bachelor. Wolf mescola un'infinità di generi, dal folk all'elettronica, passando per l'hard rock. Impasta violini e flauti con i sintetizzatori e il basso elettronico. Questa varietà può ricordare gli Arcade Fire, con la differenza che Wolf, classe 1983, fa praticamente tutto da solo. Suona, canta e produce. Incredibile.
Ma Wolf non è solamente un ottimo polistrumentista, è soprattutto un grande cantautore. Un talento melodico innato ed una capacità di mescolare i generi con inaudita naturalezza, si fondono in canzoni memorabili, ricchissime, piene di suoni, suggestive, ma allo stesso tempo estremamente immediate. Forse l'esempio più eclatante della genialità di Wolf è Damaris, in cui si fondono una melodia epica e meravigliosa, alla Morricone, un arrangiamento per archi vertiginoso e i colpi freddi e cadenzati della batteria e del basso elettronico. Credo di aver deciso di acquistare il disco dopo aver ascoltato Damaris. Altra meraviglia è Blackdown, che parte come il classico lento per voce e pianoforte, per trasformarsi alla fine in una gioiosa danza irlandese, carica di violini e battimani.
Il disco è lunghetto, 14 tracce per quasi un'ora di ascolto, ma il tempo passa veloce. The Bachelor è avvincente, incalzante, imprevedibile, e non vi passerà mai per la testa di premere il tasto "skip" del vostro lettore. Alla fine, resistere alla tentazione di premere "repeat" per far ripartire il disco sarà quasi impossibile.
The Bachelor mescola passato, presente e futuro e reinventa la musica leggera. Per una volta i critici hanno ragione, questo disco è imperdibile. Trasuda bellezza e talento autentico, e dopo qualche ascolto anche voi vorrete ringraziare questo giovane e sconosciuto cantautore inglese di nome Patrick Wolf.

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