mercoledì 21 novembre 2012

Portiamo via i bambini

I bambini sono crudeli, ma mai cattivi. Il seme cattivo è seppellito sotto molta terra e mette i suoi frutti più tardi, quando i pensieri del bambino si organizzano, quando la sua mente smette di essere una spugna che assorbe in maniera passiva e inizia a pulsare, a spremersi, a creare nuclei autonomi di pensiero. Ma tutto, tutto parte da quell'unica cellula maligna, quel minuscolo tumore inoculato in un'epoca precocissima e indefinibile. Può accadere in qualunque momento: durante un litigio dei genitori, quando un compagno di scuola urla "negro" a un suo coetaneo, quando un bambino più grande lo picchia e reagisce d'istinto picchiando a sua volta, o quando cerca di ottenere quello che vuole con la violenza, perché è ovvio che la ragione sta dalla sua parte. Il seme piantato inizia così a ramificarsi, pervadendo lentamente la primitiva personalità del bambino. A volte il male che cresce si manifesta in maniera inequivocabile, ma più spesso i segnali sono subdoli e vanno colti con molta attenzione. È questo il momento cruciale, il momento in cui la crescita del seme va fermata, e non è un lavoro semplice. Per estirpare il male crescente occorre agire con delicatezza ma con costanza, giorno dopo giorno, instillando nella mente molle del bambino cellule positive, da cui potranno proliferare idee di tolleranza, di non-violenza, di civiltà. Starà poi all'uomo a decidere quale strada prendere, quale sarà la sua idea di bene o male, ma perlomeno sarà una scelta consapevole, ragionata. Se non si esegue quella sottilissima inoculazione, quell'invisibile lotta con l'erba cattiva, l'uomo sarà una bandiera al vento, un braccio privo di volontà. Sarà uno zombie senza rendersene conto, formulerà pensieri e parole non suoi credendo che siano suoi, compirà gesti anche terribili pensando di fare la cosa giusta, ma con l'incapacità totale, in realtà, di elaborare altre soluzioni, altri punti di vista. E quest'uomo, infine, farà figli in qualche modo già corrotti, destinati a moltiplicare il male nella più assoluta e totale inconsapevolezza. E così nascono e muoiono generazioni intere di uomini privi della benché minima idea di pace, di convivenza civile, di un linguaggio diverso dall'odio incondizionato. Non ci sono vie d'uscita, se non portare via i bambini.
Tutti. Dalla striscia di Gaza, da Tel Aviv, dalla Cisgiordania, dall'Afganistan, da tutte le zone di guerra eterna. Portiamoli via, facciamoli crescere lontano, lasciamo che gli adulti si massacrino e mostriamo ai loro figli altro rispetto all'orrore infinito e insensato della guerra. E quando torneranno a casa e cammineranno sulle macerie lasciate dai loro genitori potranno finalmente scegliere se passare il resto della loro vita ad odiarsi, oppure vivere.

5 commenti:

  1. Iniziativa encomiabile ... e pensare che l'altro giorno era pure la giornata mondiale dell'infanzia. Pensa che ipocrisia ...

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  2. Mah, sei certo che vivrebbero meglio lontano dalle bombe ma in mezzo allo sfacelo morale di questa società? Probabilmente sì, qualche progresso ci sarebbe, ma mi chiedo dove mai dovremmo portare i nostri di figli, lontano da questo marcio che ha invaso così pesantemente la nostra società.

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    1. Ovviamente la conclusione è provocatoria, ma osservando la realtà dei fatti viene davvero da chiedersi quando potrà arrivare una generazione cresciuta con un'idea di tolleranza se i padri proseguono su questa strada...

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  3. Forse dovremmo portarli proprio su un altro pianeta...
    Già, ma affidati a chi?

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Rispettate le regole del buonsenso e della civiltà, e una firma non guasta mai. Nascondersi dietro ad un "anonimo" è solo un modo per non prendersi la responsabilità di ciò che si dice.