martedì 30 novembre 2010
Prima e dopo Brian Eno
Per raccontare in maniera esauriente la storia della musica contemporanea non si può prescindere da questo disco. Before and after Science di Brian Eno, uscito nel 1977, rappresenta probabilmente l'apice del periodo "pop" di questo incredibile artista, che ha influenzato profondamente la musica contemporanea, grazie ad una miriade di geniali produzioni e collaborazioni (David Bowie, Talking Heads, Roxy Music, U2) e ad un approccio rivoluzionario alla sua creazione. Approccio perfettamente rappresentato da questo disco.
È difficile non utilizzare iperboli, per descriverlo. Questi quaranta minuti scarsi racchiudono un concentrato di qualità impressionante: qualità esecutiva, grazie ad un vero e proprio "dream team" di musicisti (Phil Collins, Robert Fripp, Phil Manzanera, per citare i più famosi); un suono perfetto, cristallino, attuale nonostante i suoi 33 anni, e per questo ancora più incredibile. Ma a rendere questo disco qualcosa di più e di diverso da un semplice esercizio di stile è la qualità compositiva: Brian Eno, oltre ad essere un finissimo levigatore di suoni, scrive canzoni perfette, che non si schiodano più dalla mente. Come Here He Comes, niente di più e niente di meno del pezzo pop che tutti sognerebbero di scrivere, o quella meravigliosa perla di pace e serenità intitolata By This River. E che dire dell'avveniristico funk di No One Receiving? Ogni traccia è semplicemente perfetta, tutto qui. Per questo Before and after Science si eleva ad Arte, fuori dal tempo e senza tempo, un piccolo trattato di musicologia che suonerà moderno anche fra cento anni. Avvicinatevi a lui in silenzio, con rispetto, come si fa davanti ad un'opera d'arte, e saprà regalarvi una gamma infinita di emozioni. Fondamentale.
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Ale sei un mito!
RispondiEliminaBravo, eh. Ma lo preferisco come produttore, sai?
RispondiEliminaScusa, ma non posso non commentare il meraviglioso filmato là sopra, col Perozzi che in punto di morte si confessa recitando la supercazzola al corvo oliosantato.
RispondiEliminaMai stanco di ripeterlo: immenso Monicelli!
Ciao Ale!
@Sara: sempre troppo buona Sara!
RispondiElimina@Mr. Tambourine: be', credo che sia il miglior produttore che abbia mai messo piede su questo mondo. Ma credo che la sua statura derivi proprio dalle sperimentazioni e dalle innovazioni che ha introdotto nei suoi dischi. Gran parte della musica che sarebbe arrivata da lì a poco (Joy Division, Talking Heads, tutta la new wave) ha tratto in qualche modo ispirazione dalla discografia di Eno, e da questa opera in particolare. Per questo dico che per capire l'evoluzione della musica nella sua interezza questo album è imprescindibile.
@Zio: ho pensato di dedicare un post alla morte di Monicelli, ma sono sommerso da un'ondata di parole fin troppo retorica, che sono sicuro che da lassù Mario sta sfanculando alla grande. L'immenso finale di "Amici miei" è la pernacchia del Maestro verso questi tromboni.
P.s. Due parlamentari si sono accapigliati riguardo al suo suicidio. L'ennesima dimostrazione di quanto Monicelli avesse ragione.