mercoledì 24 febbraio 2010

Trent'anni e non sentirli


Sono passati 33 anni dall'uscita di Low, uno dei capolavori di David Bowie e, più in generale, di tutta la musica rock. E' un disco che ho scoperto di recente, facendosi spazio giorno dopo giorno, fino ad insediarsi in pianta stabile nella mia playlist. Se bazzicate in rete troverete centinaia di recensioni che parlano in maniera dettagliata di Low, sviscerandolo traccia per traccia. Io non ho intenzione di fare niente di tutto ciò, sarebbe un esercizio inutile e presuntuoso. Il fatto è che, ad un certo punto dell'ascolto, mi è venuta una voglia irrefrenabile di manifestare lo stupore, sempre uguale e sempre diverso, che mi coglie, nello scoprire per l'ennesima volta come i veri capolavori siano una conquista, molto spesso non immediata, ma che una volta raggiunta può regalare soddisfazioni ed emozioni incomparabili.
Low, ad un ascolto distratto, può sembrare niente di più che un buon disco di musica pop. Melodie accattivanti, ben cantato, ben suonato, ma niente di trascendentale, anzi. Le tracce sono in genere molto brevi, raramente superano i tre minuti. Sembrano quasi degli abbozzi di canzoni, degli embrioni in attesa di essere sviluppati appieno. La seconda parte del disco, poi, appare molto simile a tanta musica ambient odierna.
La chiave è tutta qui. Low potrebbe benissimo essere uscito ieri, e nessuno si stupirebbe. Posso solo immaginare lo stupore di chi, nel 1977, ascoltò quel suono spaziale di sintetizzatore che apre Speed of Life, la prima traccia, mescolarsi con il sax e le chitarre elettriche, dopo aver posato sul piatto il disco, il tutto accompagnato da una batteria dal suono inaudito, vivo e allo stesso tempo robotico, caldo e freddo assieme. Questo inedito mix di passato e futuro si ripropone lungo tutto il disco, sia nelle canzoni tradizionali, sia negli esperimenti strumentali della seconda parte. Se a questo aggiungiamo l'innata capacità di Bowie di costruire melodie indimenticabili e le sue immense doti vocali, il capolavoro è servito. E come ogni capolavoro, si svela poco a poco, ogni ascolto è un'esperienza familiare e diversa allo stesso tempo. E se oggi è un disco ancora capace di suscitare stupore ed ammirazione, all'epoca fu una rivoluzione. Probabilmente senza questo disco, e senza l'altro capolavoro Heroes, gran parte di tutta la musica successiva sarebbe stata diversa. I Joy Division nacquero scegliendo come primo nome Warsaw, ispirandosi alla meravigliosa Warszawa, e pure il loro suono si ispira fortemente a questo disco. Tutto il synth-pop, a partire dai Depeche Mode, non sarebbe mai esistito. L'elettronica che ha permesso ai Radiohead di costruire Kid A, senza Low, sarebbe stata sicuramente molto diversa. Eccetera eccetera eccetera.
David Bowie ha scritto canzoni indimenticabili anche successivamente a questo disco, ma credo che Low sia il suo apice, un'opera irripetibile che il tempo non potrà mai intaccare, e che non smetterà di stupire nuove generazioni di ascoltatori. Che grande magia.

9 commenti:

  1. 30 anni e non sentirli, già. Questo è il bello della musica e dell'arte in generale: le vere opere sopravvivono al tempo. Quando mi dicono 'ascolti roba vecchia' io rispondo: 'molto meglio questa che quelle orrende truzzagini moderne'.
    Insomma, impara l'arte e mettila da parte

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  2. Sono commosso.
    Il sottoscritto è un bowiano della primissima ora, il primo disco acquistato fu Pinups, appena uscito e a ruota tutti gli altri precedenti.
    Ho per l'artista Bowie un amore viscerale, totale.
    Quando misi per la prima volta sul piatto "Low" mi prese quasi un colpo.Cominciai a tranquillizzarmi con "Always crashing in the same car", che è stupenda, ma il secondo lato mi lasciò senza parole. Lì per lì maledissi Eno fino alla settima generazione.
    Al terzo o quarto ascolto (capiscimi, è passato qualche anno la precisione comincia a latitare) era diventato il mio disco preferito di Bowie. Con lui succedeva spesso questo genere di cose.

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  3. Ritengo Bowie insieme a Dylan il più importante cantante solista rock della storia quindi tutto il resto te lo puoi immaginare.
    Cosa ne pensi degli altri albums della trilogia berlinese?

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  4. Oh, per una volta riesco a non sentirmi "out" anche in argomento musicale: David Bowie è immenso!

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  5. Magico, unico, inarrivabile e altre milioni di cose che mi vengono in mente quando penso a Bowie!
    Un tributo ad un genio!

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  6. @Euterpe: "Heroes" è un'altra meraviglia, alla pari di "Low". La canzone omonima vale un disco intero, e il lato B è qualcosa da pelle d'oca. Forse è un po' meno compatto dal punto di vista compositivo, ma fare le pulci ad un disco del genere è davvero ridicolo...
    "Lodger" è quello che conosco meno, ma la cosa notevole di questo disco è che, in qualche modo, Bowie è riuscito a influenzare in modo determinante la nascita della world music. Quel pazzesco reggae mediorientale a nome "Yassassin" era qualcosa di inaudito. Ma devo ascoltarlo meglio. Il fatto è che gli altri due mi rubano troppo tempo...

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  7. Mi è piaciuta quella frase in cui dici che i veri capolavori sono una conquista, niente di più vero. Quelli che ritengo essere capolavori musicali li ho interiorizzati col tempo e sono d'accordo con te quando dici che Low è un capolavoro. Leggevo i TUOI dischi del decennio e sono rimasta molto colpita, i Radiohead in particolare mi scorrono dentro, i Sigur Ros appena uscirono con l'album di debutto mi stregarono, non conosco i Tools se non per un paio di brani quindi non posso esprimere un giudizio, ma adoro scoprire e sono molto curiosa. Complimenti per la scelta dell'album dei Wilco che ho anch'io tra i miei scaffali e che trovo una perla.
    Baciotti da Sabrina

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  8. David Bowie è mitico e ha contribuito certamente alla storia del Rock.

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  9. Ah, si è capito che sono un fan dei Radiohead?:-)
    "Lateralus" è un disco mostruoso, di genere indefinibile (prog-metal?), non è per tutti i palati e richiede molta pazienza. Ma ne vale davvero la pena. Magari ci dedicherò un post, prossimamente...

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