lunedì 3 maggio 2010

La Perfezione



Lateralus dei Tool non è un album per tutte le orecchie. Questo quartetto americano costruisce un suono mostruoso, fatto di tempi dispari e riff ossessivi, che trascinano l'ascoltatore in una spirale devastante. Ma è un disco perfetto. Anzi, è il disco perfetto.
Spiegarne il perché è difficile. Si potrebbe tirare in ballo la straordinaria abilità tecnica del gruppo, in cui spicca il mostruoso batterista Danny Carey, capace di trasformarsi in alcuni brani in una sorta di divinità indiana con dieci braccia e sei gambe (Ticks & Leeches), e il cantante Maynard James Keenan, una voce sciamanica, diabolica, assolutamente devastante. Si potrebbe descrivere la perfetta geometria dei brani, che all'alba del ventunesimo secolo riesce a far convivere il progressive anni '70 con la musica industriale, il metal, l'elettronica. Infine, si potrebbe evidenziare la produzione eccelsa, curatissima, capace di dare il giusto spazio a tutti i componenti.
Si potrebbe ma non serve. Parlare di tecnica, in un disco come Lateralus, è un esercizio inutile. Al di là della perfezione formale, qui abbiamo la descrizione geometrica, quasi scientifica, di un viaggio nella mente umana. Un viaggio scurissimo, allucinato, ipnotico, in cui si scivola nei recessi più reconditi per poi ascendere verso l'illuminazione, descritta nella scalata ascetica di Reflection. Alla fine di questo viaggio, infernale e celestiale assieme, sarà davvero difficile pensare a Lateralus come a un bel disco. Piuttosto, si avrà la sensazione di aver compiuto un'esperienza devastante ma necessaria, da ripetere infinite volte per coglierne anche il sapore più nascosto. La Perfezione richiede dedizione, ma ripaga ampiamente. E difficilmente la mollerete, una volta vissuta.
Disco assolutissimamente da isola deserta, accanto a Remain in Light dei Talking Heads.

5 commenti:

  1. Senza dubbio una recensione del genere suscita molta curiosità!
    ciao, ciao! Sara

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  2. Ne vale la pena, credetemi... Tra l'altro, il packaging del cd è straordinario, una vera opera d'arte che si abbina alla perfezione alla musica. Ma mi raccomando di preparare le vostre orecchie a roba davvero dura...

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  3. La tua recensione è stata così entusiasmante che voglio ascoltarli!
    Sai dalle mie parti c'è un locale molto frequentato che si chiama Baraonda e fanno "questo tipo" di musica.
    Sara

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  4. Addirittura entusiasmante?!? Be', grazie... Come avrai capito io sono piuttosto onnivoro, non sono un metallaro, ma questo disco va davvero al di là dei generi, come tutti i grandi capolavori...

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Rispettate le regole del buonsenso e della civiltà, e una firma non guasta mai. Nascondersi dietro ad un "anonimo" è solo un modo per non prendersi la responsabilità di ciò che si dice.