giovedì 15 aprile 2010

Musica da decantare


Ecco un disco strano. Osannato dalla critica e dalla blogosfera come uno dei migliori dischi del 2009, Veckatimest dei Grizzly Bear ha impiegato davvero molto, per scalfire le mie dure orecchie. Forse a trarmi in inganno è stato il singolo Two Weeks (usato anche come jingle nella pubblicità di un'auto): una canzoncina pop fresca, elegantissima, condita di virtuosismi vocali degni dei migliori Beach Boys. Insomma, mi aspettavo un disco gradevole, poco invasivo, qualcosa che al mattino potesse schiaffeggiarmi con garbo, davanti ad un incrocio intasato. E invece Veckatimest si rivela spiazzante, ostico. Le canzoni sembrano giocare a nascondino, scappano verso direzioni che non riesci mai ad afferrare. Ti arrabbi perché non capisci se questi Grizzly Bear ti stiano prendendo per i fondelli, dissimulando la loro scarsa ispirazione dietro ad un'aura "colta" e "difficile". Parecchie volte ho stoppato il disco a metà, facendomi questa domanda, e pensando che probabilmente questo "non è il mio genere".
Ma come ho detto già altre volte, mai fidarsi delle prime impressioni. Un giorno mi sono ritrovato ad ascoltarlo, per caso, e in un colpo ne ho scoperto la bellezza. Chissà cos'era successo, nel frattempo. Stato mentale, umore, congiunture astrali, chi lo sa. Fatto sta che Veckatimest, ora posso dirlo, è un disco splendido, elegante, dal gusto profondo e complesso, come un bicchiere di buon vino, o di cognac, o di whisky, fate voi. La sua magia consiste nell'utilizzare strumenti classicissimi, e quasi prettamente acustici, per costruire una musica nuova, dall'architettura ardita e complessa, ma perfettamente stabile in tutte le sue parti. Una musica incredibilmente bella. Un disco del genere non può suonare bene fin dal primo ascolto, richiede pazienza e meditazione, come un buon liquore, per l'appunto. E se proprio non ce la fate a proseguire con l'ascolto, fate come me, lasciatelo decantare per qualche tempo. La pazienza verrà ripagata. Ho letto molte recensioni di ascoltatori che, riscoprendo questo disco dopo averlo accantonato per molto tempo, si sono chiesti: "Ma come faceva a non piacermi, prima?". L'ennesima conferma che le cose belle vanno sempre conquistate.

1 commento:

Rispettate le regole del buonsenso e della civiltà, e una firma non guasta mai. Nascondersi dietro ad un "anonimo" è solo un modo per non prendersi la responsabilità di ciò che si dice.