venerdì 5 febbraio 2010

Merriweather Post Pavillion


Forse qualche bulimico di musica come me li avrà già sentiti nominare, ma sono assolutamente sconosciuti al grande pubblico, nonostante compongano uno dei gruppi più importanti e prolifici dell'ultimo decennio: sono gli Animal Collective, e nel 2009 hanno pubblicato il loro nono disco in nove anni di attività, riuscendo a mantenere uno standard qualitativo elevatissimo. Un gruppo davvero pazzesco, i cui componenti si mascherano dietro a bizzarri pseudonimi (Panda Bear, per fare un esempio), e in cui l'unica strada seguita pare essere quella della fantasia più sfrenata. Impossibile classificare la loro musica: folk? elettronica? psichedelia? pop? Probabilmente tutte queste cose assieme, ma mescolate e dosate in un cocktail dal sapore indescrivibile, diverso ad ogni sorso, ma irresistibile, in ogni caso.
Io li ho scoperti grazie al loro ultimo disco, Merriweather Post Pavillion, la cui copertina è la descrizione perfetta del suono racchiuso: un caleidoscopio coloratissimo e allucinogeno, sfavillante e mutevole. Un trip da LSD dolce come il miele. E' davvero impossibile non ricorrere a metafore per descrivere il suono che gli Animal Collective riescono a produrre, con qualche tastierina ed effetto vocale. Il risultato finale però è incredibile: dopo il disorientamento iniziale, è davvero difficile non farsi trascinare dal senso di festa e di gioia che questo disco trasmette, grazie anche ad alcune melodie irresistibili. Bastano due esempi: My Girls, in cui vi sembrerà di sentire i Beach Boys sotto l'effetto di qualche fungo, alle prese con percussioni digitali e tastiere Casio; Summertime Clothes, che come da titolo vi trascina in una spiaggia calda e psichedelica, grazie ad un ritornello memorabile.
Queste sono due perle, ma il disco nel suo insieme vale molto più delle singole parti. Una lunga sorsata di vita, dolce, frizzante, inebriante, calda e fresca assieme. Un disco così va solamente ascoltato, perché ogni tentativo di descrizione è inutile. Basta immergersi, lasciarsi trasportare una volta sola, per cadere vittima di questa dolcissima droga, dalla cui dipendenza sarà molto difficile liberarsi.

2 commenti:

  1. Vorrei aggiungere che se capitano dalle vostre parti per un concerto non perdeteli assolutamente. Io li ho visti a Firenze e sono un vero e proprio viaggio....

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  2. Sto scoprendo pian piano i dischi passati (ora è il momento di "Here Comes The Indian"), e posso solo immaginare che razza di spettacolo possano combinare questi dal vivo...

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Rispettate le regole del buonsenso e della civiltà, e una firma non guasta mai. Nascondersi dietro ad un "anonimo" è solo un modo per non prendersi la responsabilità di ciò che si dice.