lunedì 14 dicembre 2009
Causa ed effetto
Quello che sta succedendo in Italia ha la stessa, fredda logica di un'elementare legge fisica, in un paese - il nostro - in cui tutto, a partire dai fondamenti stessi della nostra democrazia, è diventato fragile, in cui persino il rispetto delle leggi viene messo in discussione. Quello che è successo ieri pomeriggio, in particolare, si può spiegare, senza troppi giri di parole, con una semplicissima logica causa-effetto: ad ogni azione corrisponde una reazione, uguale e contraria. Per questo motivo, leggendo la notizia, non ho provato il minimo stupore. Temevo da tempo che, prima o poi, sarebbe successo qualcosa del genere. E infatti, più prima che poi, è successo, purtroppo.
Leggendo la notizia ho provato molta tristezza, e un senso di rassegnazione e frustrazione. Ho iniziato a pensare all'Italia, a tutta la sua storia, dal periodo fascista fino ad oggi, ed è impossibile non vedere quanto sia impregnata di sangue e violenza, fino al midollo. Il sangue dei partigiani, il sangue di Mussolini in piazzale Loreto; sangue di sindacalisti, politici, magistrati, giornalisti, imprenditori, soldati. Il sangue di Berlusconi è l'ultimo della lista. Per carità, il caro premier si rimetterà presto, ma le immagini del suo volto insanguinato hanno una carica simbolica impressionante. Grazie a quelle immagini ho capito che in Italia vale solamente la logica causa-effetto, una legge non scritta che sovrasta tutte le altre, persino la Costituzione. E' una legge disumana, perché non prevede il libero arbitrio, non prevede la libertà di scelta, ma in un paese come l'Italia, privo di una coscienza civile ferma e radicata, è l'unica legge possibile.
La storia di Berlusconi è emblematica. Dopo Mani Pulite, dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio, occorreva un salvatore, un leader forte ed illuminato, che tirasse fuori l'Italia dal baratro in cui era finita. Berlusconi era l'effetto, la reazione. Ma poi cos'è successo, in questi quindici anni? Berlusconi si è rivelato essere il frutto malato di quel periodo. Il suo immenso conflitto d'interessi ha sdoganato quel miscuglio tra affari e politica che aveva fatto crollare la Prima Repubblica. A quel punto, una coscienza civile forte si sarebbe ribellata, avrebbe frenato l'ascesa politica di Berlusconi, e invece nulla è accaduto. L'opposizione si è rattrappita dietro a impossibili tentativi di dialogo, e Berlusconi è cresciuto, cresciuto, sorretto dalla stessa massa popolare che aveva lanciato le monetine a Craxi. Una massa idolatrante, che ha permesso a Berlusconi di porsi al di sopra di tutto, persino della legge. Una massa incapace di reagire alla violenza verbale che Berlusconi esprime ormai quotidianamente, incapace di indignarsi per il razzismo di Bossi e per le sue assurde chiamate alle armi. Ecco così che causa ed effetto si mescolano, si intersecano, come in un serpente che si morde la coda. Personaggi come Grillo e Di Pietro non sono altro che la reazione, in un sistema privo di qualsivoglia controllo. La statuetta in faccia a Berlusconi non è altro che la reazione squilibrata ad un potere squilibrato.
Il vero problema, però, sta nel mezzo, sta in tutta quella gente che non si capacita di tutto questo orrore. Gente che si indigna nel vedere Berlusconi sanguinante, ma che si indigna allo stesso modo nel sentirlo sbraitare contro la Costituzione, contro il Capo dello Stato, contro qualsiasi voce critica; gente che non si capacita di vedere il Parlamento trattato come il consiglio di amministrazione di Mediaset, ad uso e consumo del padrone; gente costantemente bollata come sovversiva, giustizialista, forcaiola, solo perché pretende una giustizia uguale per tutti. Berlusconi probabilmente governerà ancora a lungo (grazie anche a questa aggressione), ma prima o poi cadrà dal trono, spinto giù dalla stessa massa che adesso lo venera. Inizierà così la Terza Repubblica, in cui tutto si ripeterà daccapo, un orrido eterno ritorno che sembra impossibile interrompere.
L'unica salvezza sta negli abitanti del nostro Paese. Non li chiamo italiani perché non lo sono, non ancora. Soltanto quando il popolo diventerà davvero Italiano, riconoscendo i diritti e doveri che questo comporta, l'Italia diventerà davvero un paese democratico, diventerà un paese civile. Solo allora pseudo-dittatori come Berlusconi dovranno cercare casa altrove. Solo allora quest'Italia sanguinante potrà guarire, dalle vecchie e profonde ferite che quindici anni di berlusconismo non hanno fatto altro che riaprire.
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ciao Alessandro grazie per il link, scambio effettuato!a presto, Tommaso ed Edoardo
RispondiEliminaNon condivido in tutto il intervento.
RispondiEliminaVorrei, però, che il gesto di piazza Duomo servisse a superare l'attuale momento, che diventasse uno "spartiacque" e che non contribuisca a rafforzare il "muro divisorio" eretto in questi mesi tra destra e sinistra. Contribuiamo tutti a rasserenare il clima politico per favorire un sano e costruttivo dialogo e condanniamo tutti coloro che alzano sempre e comunque la voce, che amano mantenere un clima di continua tensione perchè solo così possono continuare a guadagnare consensi.
la politica deve abbassare i toni e i media ad essa colegati devono piantarla di istigare altrimenti non se ne esce
RispondiEliminaCertamente, sarebbe tanto bello, e io sarei felice, se si potesse discutere civilmente, senza urlarsi l'uno sopra l'altro. Ma a me pare che a questa maggioranza basti davvero poco, per alterarsi e mettersi ad urlare. Mentre tutti sono impegnati a litigare riguardo all'aggressione di Berlusconi, il governo ha approvato alla camera, con l'ennesimo voto di fiducia, la Finanziaria, zittendo in malo modo Fini, che aveva osato chiedere un minimo di discussione parlamentare, per una legge così importante. Di Pietro è il solito provocatore, e per questo risulta spesso fuori luogo, ma ha espresso un concetto giusto, così come la Bindi. Si sono limitati a prevedere quello che sarebbe successo, vale a dire una maggioranza che usa l'aggressione a Berlusconi come bandiera da sventolare ogniqualvolta qualcuno muova una critica qualsiasi, un modo insomma per poter fare quello che vuole, come prima e più di prima. L'approvazione della legge finanziaria nel silenzio generale non è altro che la dimostrazione di questo concetto. Come è possibile costruire un dialogo in sede parlamentare, se la maggioranza continua di fatto ad impedirlo? Non stupiamoci poi se salta fuori il Di Pietro di turno che si mette a gridare "piduisti"e "fascisti" contro il governo...
RispondiEliminaC'è del vero in quel che dici.
RispondiEliminaAnche se alla poi alla fine la storia dell'aggressione lascia adito a moolti dubbi.