sabato 9 giugno 2012

Formiche

E se noi non fossimo altro che zampettanti formiche che un Dio bambino si diverte a torturare? Se il Padre Nostro a cui molti si rivolgono e la cui volontà a quanto pare dovrebbe redimere ogni peccato non avesse in realtà alcuna volontà, ma solo un primordiale senso del piacere, come quello che provano gli infanti nell'espellere unicamente con le proprie forze il primo, fondamentale cilindro di sterco della propria vita — vita che, addentrandoci nell'ipotesi, si snoderebbe nella pausa merenda di questo piccolo Dio prima di essere richiamato dalla madre per la cena? – Vieni, che è pronto! – grida la Madre, un essere mostruoso con tette grandi come la madre della più grande delle stelle rosse, e il Bambino con noncuranza scalcia il formicaio, quel piccolo mondo pieno di città piene di cattedrali piene di statue a Lui dedicate, piene di gente a Lui devota. Annientati non per aver infranto misteriose leggi divine, ma perché è finito l'intervallo. E chissà, forse è questa l'ipotesi migliore, quella che ci risparmierà più sofferenze, perché un Dio adulto e attento alle nostre azioni proverebbe di certo molto più gusto a ritorcere i nostri peccati contro di noi, ci metterebbe tutto il Suo ingegno e la Sua dedizione. Ma non prima di essersi goduto per un po' lo spassosissimo spettacolo di personaggi inginocchiati davanti ad altri personaggi che a quanto pare dovrebbero parlare in Suo nome, ammantando quindi una serie di banalità (nel migliore dei casi) e assurdità con un'aura sacrale, irraggiungibile e infallibile, come se Lui non sbagliasse mai, e soprattutto come se Lui li degnasse della Sua attenzione. Uno spettacolo divertente solo all'inizio, perché la stupidità alla lunga annoia e poi fa arrabbiare, e corre voce che un Dio arrabbiato non sia una bella esperienza da provare. Ma noi non cambiamo strada, proseguiamo con convinzione tenendo i dubbi a debita distanza, e poi chissà, forse il nostro Dio non è troppo irascibile, forse il nostro Dio ha uno spiccato senso dell'umorismo. Forse ama alla follia lo spettacolo trash che l'umanità Gli offre. Forse.
Non ci resta che pregare.

7 commenti:

  1. Un grande filosofo disse "solo un Dio ci può salvare", non era un credente, si trattava di Heidegger. La tua conclusione "non ci resta che pregare" mi ricorda quella sconsolata sentenza. Forse non sei lontano dalla verità, forse!

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    1. In realtà credo che pregare sia un modo sofisticato di perdere tempo. Proprio perché il dubbio ci sfiora, direi che vale di più la pena vivere e agire rapportandoci sempre e solo al mondo in cui viviamo, agli altri, alla propria coscienza. Il finale del pezzo è volutamente paradossale: Pascal diceva che credere in Dio è una scommessa che vale la pena tentare, ma se credere in Dio significa subordinare ogni azione, ogni pensiero, ogni decisione al Suo giudizio, be', allora io credo che giocare quella scommessa non faccia altro che imprigionare l'intelligenza in una prigione che un eventuale Dio guarderebbe con divertimento, se non con disapprovazione.

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    2. quanto mi trovi d'accordo: la tanto esaltata scommessa di Pascal è una delle cose più totalmente squallide che la mente umana abbia mai concepito!

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  2. Un piccolo gioiello. Talmente bello che non posso non segnalarti (perdonami) quell'ABBIA nella terza riga che deve diventare AVESSE.
    Per il resto, ripeto, un pezzo perfetto dalla prima all'ultima sillaba. L'ipotesi iniziale è la stessa degli Gnostici (da non confondere con gli Agnostici, di cui faccio parte): secondo loro il mondo è davvero opera di un Dio, ma sfortunatamente trattasi di un Dio fra i più inetti e incapaci e stronzolotti dei tanti che ce ne sono... Non mi piace la conclusione heideggeriana, anche se immagino che nel tuo caso sia molto ironica.
    Io insisterei nel dire (anche se di questi tempi è pura utopia!): Non ci resta che PENSARE.

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    1. Azz, la mia prof di italiano del liceo avrebbe detto: "ERRORE BLU!". Per quante volte uno rilegga, qualcosa sfugge sempre... Grazie Zio, è un onore averti come editor! Per il resto sei sempre troppo buono, e per quanto riguarda il finale non ti sbagli: dopo una serie di elucubrazioni del genere, concludere che non ci resta che pregare è decisamente paradossale! Pensare a vivere, chiedendosi se quello che facciamo sia giusto o sbagliato non per Lui, ma per Noi, per gli Altri, per Se Stessi. Semplicissimo, e quindi praticamente impossibile.

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    2. Alessandro e Zio Scriba, sono contento di ritrovarmi in questo scambio, è raro che nei blog si trovi un “posto tranquillo dove discutere” (quando capita dalle mie parti lo considero un regalo). Il mio ateismo non mi impedisce di considerare che il concetto di Dio, nelle sue molte declinazioni, pervade nel bene e nel male tutto il pensiero occidentale e buona parte di quello orientale. Fanatismi a parte, questo non consente di liquidare il discorso in poche battute. Personalmente potrei essere d’accordo con te sul “modo sofisticato di perdere tempo” ma allora mi troverei a dover dire la stessa cosa di altre attività che secondo chi le pratica danno “benessere”, una chiacchierata con un amico, una seduta dallo psicanalista, una sigaretta dopo il caffè… In quanto alla citazione di Heidegger, “ormai solo un Dio ci può salvare”, credo fosse altrettanto paradossale del tuo “non ci resta che pregare”. Quella frase dice dell’ormai assodata impotenza dell’uomo, non della speranza in qualche demiurgo, non più. Un’impotenza che paradossalmente nasce proprio dalla potenza tecnica che nel 900 ha trovato espressioni devastanti e di cui lo stesso Heidegger non poteva dirsi completamente innocente.
      Zio Scriba concordo con te quando dici che la scommessa di Pascal è squallida, certo non una delle più squallide che mente umana abbia concepito, ma sicuramente indegna di un uomo razionale, praticamente una truffa dove il banco vince sempre, ma nessuno sa se il banco esiste, e se esiste quali siano le sue regole. Pascal opponeva il "bene limitato" (vita) al "male infinito" (inferno) oppure "male limitato" (sacrificio)a "bene infinito" (paradiso), allora scommettere poteva sembrare addirittura razionale ma i termini per decidere della razionalità erano decisi del tutto irrazionalmente! A me la scommessa di Pascal è sempre sembrata il gesto di un uomo disperato, come scrissi in questo post.
      Infine voglio condividere pienamente il “non ci resta che pensare” di Zio Scriba ma ricordare anche che il pensiero ha tante espressioni e se quelle espressioni sono compatibili con l’ “agire rapportandoci sempre e solo al mondo in cui viviamo, agli altri, alla propria coscienza”, senza intolleranze e fanatismi, allora per me vanno bene, posso non condividerle ma resta un dettaglio.
      “Semplicissimo, e quindi praticamente impossibile.”
      Un saluto.

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  3. se avessi il materiale lo incornicerei questo post!

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