giovedì 2 settembre 2010

Musica bella e musica brutta


Qualcuno dice che è troppo lungo. Qualcun altro dice che non è al livello dei precedenti. Altri ancora dicono che è deludente su tutta la linea. The Suburbs, il nuovo disco degli Arcade Fire, ha scatenato i giudizi impietosi della rete, magicamente comparsi il giorno stesso della sua uscita. Il tempo di un unico, rapido ascolto e già le dita si affannano sulla tastiera. La critica musicale a volte sa essere molto divertente: prontissima ad incensare dischi ai limiti dell'ascoltabile, che richiedono molti ascolti prima di essere apprezzati, è altrettanto rapida nel demolire dischi un pizzico più commerciali (anzi, mainstream, che fa molto più radical-chic) del dovuto. Naturalmente ringrazio chi ne sa di musica più di me, e che mi ha fatto scoprire moltissime perle sconosciute ai più, ma ho l'impressione che troppo spesso i critici partano per la tangente, dimenticandosi a volte l'essenza fondamentale della musica: puro piacere per le orecchie, per la mente e per l'anima.
La musica degli Arcade Fire racchiude questo concetto alla perfezione, e The Suburbs non fa eccezione. Sedici tracce per un'ora di musica sono troppe? Forse sì, ma questi signori si divertono talmente tanto a suonare assieme che hanno voluto regalare agli ascoltatrori la quantità, oltre che alla qualità. Che è alta, altissima, non fatevi ingannare dalle recensioni che trovate in rete. Ovviamente era impossibile ripetere due dischi irripetibili come Funeral e Neon Bible, ma qui troviamo molta carne al fuoco, ed ogni boccone ha un sapore diverso. Non mancano le parti insipide: Modern Man, al di là dell'andamento dispari, è noiosetta, Wasted Hours e Deep Blue sono quantomai soporifere, ma nulla è indigeribile, e questo disco è bello nella sua interezza. In un certo senso, le parti più spente fanno risaltare ancora di più i tanti gioiellini di cui è disseminato il disco, a partire dalla malinconica title-track. Vogliamo parlare poi della scheggia impazzita intitolata Empty Room, con un impasto vocale che sembra arrivare dritto dritto da un disco dei My Bloody Valentine? E il valzer per chitarra, archi e percussioni della prima Half Light è forse roba che lascia indifferente? E come non battere il piede in Ready to Start, come non rimanere coinvolti dal crescendo di We Used to Wait? Per non parlare di quello che è, a mio parere, l'autentico gioiello del disco, una perla inaspettata intitolata Suburban War, un arpeggio degno di Simon & Garfunkel che affoga in un finale da togliere il fiato. Insomma, avercene di dischi così, e di gruppi come gli Arcade Fire, gente che sa cantare e suonare e che offre il proprio talento con un gusto e una fantasia strepitosi. Questa è bella musica, al di là dei gusti e delle recensioni, ed è musica che può piacere davvero a tutti.



Spero che questo disco aiuti gli Arcade Fire ad emergere dall'anonimato in Italia, perché se lo meritano. Loro fanno bella musica, una boccata d'ossigeno nel mare di merda che le radio ci fanno ingoiare, a partire da quel raccapricciante intruglio che è Sono già solo dei Modà, strafavorita a vincere il premio come canzone più brutta del 2010, ma puntualmente riproposta una decina di volte al giorno. Roba da conati di vomito. Ecco, io spero che The Suburbs apra finalmente una breccia nelle orecchie degli ascoltatori. Perché la musica bella non necessariamente è difficile, e la musica bella non è necessariamente quella che ascoltano tutti, anzi.

7 commenti:

  1. La critica sulla lunga durata mi è parsa cavillosa, anche perché una volta arrivato in fondo, io non vedevo l'ora di ricominciare.
    Sullo sfondare in Italia, riguardo certi gruppi purtroppo è una battaglia quasi impossibile.
    Basta vedere cosa c'è in vetta alle nostre classifiche.

    Nelle vendite poco dopo l'uscita, The Suburbs primo in UK, USA e Irlanda. 2° in Spagna, 3° in Francia, 4° in Germania.
    In Italia.... non pervenuto.

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  2. La prima volta che li ascolto e mi stanno facendo una bella impressione

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  3. Ho ascoltato il concerto in radio ieri sera! musica bella. Stop!

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  4. E dal vivo sono tra i gruppi più potenti in circolazione. Avrei tanto voluto esserci ieri sera a Bologna... Consiglio a Inneres di procurarsi i due dischi precedenti. Se "The Suburbs" è bello, "Funeral" e "Neon Bible" sono due meraviglie. Straquoto il Rospo: Lucien dispensa consigli con cui mi ritrovo anche al 100%. Ha ragione anche sulla durata: è difficile smettere di ascoltarlo.

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  5. un grandissimo disco, finalmente stanno emergendo anche in italia (radio deejay ad esempio trasmette "we used to wait" e l'album è entrato alla 20esima posizione in classifica)

    concordo anche sui modà, ma come ca**o si fa ad ascoltare quella mer*a?

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  6. "We Used to Wait" su Radio Deejay? Non ci posso credere!

    Ho sentito la nuova del Modà: ennesimo successo, ennesimo pastrocchio pseudo-Negramaro-Vibrazioni. Boh...

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