martedì 13 luglio 2010
Reperibilità e disponibilità
Dovrebbero dirlo, alle matricole che si apprestano ad intraprendere una gloriosa carriera universitaria. Sarebbe cosa buona e giusta, tanto per non prendere per il culo nessuno. In università non si deve parlare di diritti e di doveri. Gli uni e gli altri sono aleatori, totalmente affidati al caso. In università è tutta questione di reperibilità e disponibilità. Vale a dire che nell'università le regole sono due, e due soltanto: lo studente deve essere reperibile, per cui deve essere pronto e scattante, disposto a muoversi come un burattino ad uno schiocco di dita del professore. Il quale a sua volta non opera nel rispetto delle regole fissate e dei doveri per cui percepisce uno stipendio tutt'altro che modesto, ma di tanto in tanto si rende disponibile, con somma gentilezza, nei confronti dello studente. Per cui il professore è disponibile ad aggiungere un appello alla tal sessione, purché ci sia un buon numero di studenti sicuri al 100% di sostenere l'esame. Poco importa se il regolamento e i diritti dello studente garantiscono un numero minimo di appelli per sessione d'esame. Se il professore non è disponibile ti puoi attaccare, mentre se deciderà di esserlo gli dovrai eterna riconoscenza. Al contrario lo studente non ha potere decisionale, non ha diritto di replica. Deve eseguire gli ordini, deve essere un perfetto sicario ammazza-esami. Accade dunque che un professore decida di posticipare senza alcun preavviso un esame perché c'è il consiglio di facoltà (la cui data è stata sicuramente stabilita il giorno prima, se non il giorno stesso), e che si incazzi se qualcuno tenta di protestare. Lo studente non deve protestare, lo studente è reperibile. Però il professore è buono, è magnanimo, è disponibile, e mette a disposizione un'oretta qui e una là per interrogare chi avesse urgenza. Fantastico, ma io non sono bravo ad inventare balle, al contrario di qualcun altro, e d'altra parte penso che altri abbiano davvero necessità di essere interrogati subito. Io non ho problemi ad aspettare. Io sono reperibile. E sono sempre più schifato.
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Un quadretto veramente deprimente. E io che mi lamento del liceo di mio figlio...
RispondiEliminaUna volta andai al ricevimento del mio relatore e lui non si fece trovare. La volta seguente gli dissi in tutta franchezza che a me stendere a ufo 10.000 lire di treno creava disagio e lui mi fu onesto nel dispiacersene. Alle volte è sempre meglio parlare chiaro, magari a quattrocchi piuttosto che platealmente, se no uno si sente ferito. Questo nel particolare. In generale ti direi che le istituzioni studentesche sono talmente tanto svincolare dai problemi reali di colore che pretendono rappresentare, che non sono nemmeno credibili come interlocutori: da qui poi la difficoltà anche a far rispettare le regole.
RispondiEliminaStasera sono passata in treno da Pavia!
eheheh Ale purtroppo l'università è un mondo assurdo, sono felice di aver portato a termine il mio percorso... Preferivo il Liceo a dirla tutta. Sai, ricordo sempre una volta un mio amico, prese 18 all'esame di malattie infettive. Il tutto si svolse brevemente: la prof disse "Migliaccio (era il suo cognome) vogliamo parlare dell'AIDS?" e lui rispose "Professorè (in napoletano) i drogati si iniettano la droga nelle vene..." dopo questa piccola frase la prof lo bloccò, gli disse di riflettere che lo avrebbe richiamato, ma non lo richiamò e gli mise 18 promuovendolo. Da quel giorno penso di aver studiato con tutt'altro piglio, da quel giorno per me l'università era morta.
RispondiEliminaIl mondo che descrivi é reale. Purtroppo é anche peggiorato rispetto ai miei tempi. Sono una casta anche loro, anche se alcuni in gamba e corretti ancora se ne possono trovare. Ma sono sempre più rari.
RispondiElimina@Lucien: quando penso ai miei anni di liceo, mi dico che era davvero una pacchia...
RispondiElimina@Sara: hai ragione su tutto. La franchezza è la soluzione migliore, e d'altra parte qualche persona perbene è rimasta, nell'università. Non dico assolutamente che tutto è uno schifo uguale. Ma l'andazzo è quello... Sulle istituzioni studentesche calerei un pietoso velo: poco tempo fa ci sono state le elezioni per il rinnovo. Mense, aule e bar erano invase di volantini, foglietti, pseudo-programmi elettorali tutti identici tra loro. Tutti a parlare di meritocrazia e tasse, sennonché un gruppo era di sinistra, uno di CL e l'altro era una costola del Pdl. Una contrapposizione politica dannosa, che mi fa venire il voltastomaco. Ho disertato il voto senza rimorsi di coscienza.
Wow, la "meravigliosa" stazione di Pavia! Avrai apprezzato la farfugliante voce degli altoparlanti e l'aria umida e densa come quella di una sauna...
@Rospo: che bella scenetta... Anch'io ed i miei compagni abbiamo assistito ad autentiche farse. Esempio: a domanda "Mi parli del diabete", la ragazza risponde: "Il diabete si divide in insulino-dipendente e non insulino-dipendente". Una risposta del genere meritava una bocciatura su due piedi, perché oggi si parla di diabete di tipo 1 e di tipo 2, ed è una classificazione presente da almeno un decennio. Un futuro medico non può avere dubbi su questo. Bene, l'interrogazione prosegue, e chissà quali altre fandonie avrà detto la ragazza, ma alla fine il professore le assegna un bel 30. Non male, vero?
@Daniele: fare di ogni erba un fascio è sempre sbagliato, ma sono davvero troppi i professori che trattano l'università come una proprietà privata in cui si sentono autorizzati a fare (o non fare) ciò che vogliono, senza rendere conto a nessuno. Hanno introdotto un sistema di valutazione della didattica anonimo, ma credo che i risultati finiscano in un bel falò.
Ale non è che le altre stazioni d'Italia offrano i servizi di un centro benessere...cioè fa caldo ovunque!
RispondiEliminaEffettivamente... Ma la voce farfugliante è un'esclusiva pavese!
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